Associazione tra acido urico e cambiamento della funzione renale in individui sani normotesi
Nonostante la recente evidenza, il ruolo dell’acido urico come fattore causale nella patogenesi e nella progressione della malattia renale rimane controverso, in parte a causa dell'inclusione negli studi epidemiologici di pazienti con ipertensione, diabete e/o proteinuria.
Ricercatori del Dipartimento di Nefrologia dell’Ospedale di Foligno ( Perugia, Italia ) hanno compiuto uno studio di coorte, prospettico, osservazionale.
Allo studio hanno preso: 900 donatori di sangue sani adulti normotesi ( 153 donne, 747 uomini ), che sono stati valutati al basale e dopo 5 anni.
L’endpoint era rappresentato dalla riduzione della velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ) maggiore di 10 mL/min/1.73 m2.
Durante un follow-up mediano di 59 mesi, l’eGFR è diminuita, in media, da 97 a 88 mL/min/1.73 m2.
I più alti livelli sierici di acido urico erano associati con una maggiore probabilità di diminuzione di eGFR sia per le donne sia per gli uomini ( hazard ratio, HR=1.13 per ogni aumento del livello di 1-mg/dL di acido urico ).
All'analisi multivariata con aggiustamento per età, sesso, indice di massa corporea, livello di glicemia, livello di colesterolo totale, pressione media del sangue, rapporto urinario albumina-creatinina, e livello di trigliceridemia, l'associazione è rimasta altamente significativa ( HR=1.28 ).
I risultati sono risultati simili utilizzando diverse equazioni di stima e, quando l'associazione è stata esaminata nei sottogruppi sesso-specifici.
Lo studio presenta il limite di analisi effettuate su una singola misura di acido urico al basale; inoltre le donne erano sottorappresentate.
In conclusione, negli individui sani normotesi, i livelli sierici di acido urico rappresentano un fattore di rischio indipendente per la ridotta funzione renale. ( Xagena2010 )
Bellomo G et al, Am J Kidney Dis 2010, 56: 264-272
Nefro2010
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